Avete mai notato il drago raffigurato nello stemma della città di Venosa? Probabilmente la sua presenza è dovuta ad una vecchia leggenda che narra di un drago giunto nella città venosina.

Prima di raccontarvela però una precisazione: non si trattava di un drago ma bensì un Basilisco. Una bestia ancora più spaventosa.
Cos’è un Basilisco?
Secondo i bestiari medievali, il Basilisco era una creatura mitologica che presentava una parte superiore simile a quella di un grosso e malvagio gallo alato, ma aveva anche una lunga coda simile ad un serpente.
Il suo nome “basilískos” deriva dal greco βασιλίσκος e significa “piccolo re“; proprio a sottolineare che la creatura fosse il “Re dei Serpenti“.
Il più temibile dei rettili direi. Il basilisco infatti sarebbe tra le creature più mortali in assoluto.
Proprio come la mitica Medusa, possedeva un potere mortale: bastava guardarlo negli occhi per più di un attimo per essere prima immobilizzati e poi lentamente inceneriti.
Inoltre, il fiato e il morso del drago erano altrettanto letali, portando alla morte immediata chiunque fosse stato colpito. Il suo veleno era particolarmente potente e pericoloso.
La leggenda del drago di Venosa
La chiesa di San Giovanni a Venosa sorge in un luogo che un tempo ospitava un tempio romano dedicato a Marte, la divinità della guerra.
Un giorno, il monaco incaricato degli uffici sacri della chiesa si recò nei pressi del campanile per suonare le campane in vista della messa. Ma proprio sotto le scale di legno, il monaco vide due occhi infuocati simili a due carboni ardenti.
Il povero frate scappò via gridando “Il diavolo! Il diavolo! Ho visto il diavolo!” attirando in questo modo numerose persone che prontamente accorsero in aiuto del malcapitato.

Qualcuno si fece coraggio e guardando attraverso una fessura della porta, si rese conto che in quel luogo angusto non c’era il diavolo, ma bensì un terribile basilisco.
Non appena scoprirono la presenza della creatura, il Gran Capitano e tutti gli uomini d’arme della zona furono immediatamente allertati. La minaccia di un basilisco in libertà metteva a rischio la vita di tutti.
Secondo la leggenda, tra coloro che accorsero per prestare soccorso, vi era anche un conte di nome Alberigo. Mostrando grande coraggio, egli decise di affrontare il basilisco insieme al suo fedele cavallo.
Dopo aver indossato armatura, elmo e impugnato la lancia, il conte chiese di aprire la porta della chiesa e si lanciò sul suo cavallo verso la temibile creatura. Tuttavia, il basilisco non fu colto di sorpresa dall’arrivo del cavaliere e rapidamente affondò le sue letali zampe nel collo dell’animale.
Nonostante gli sforzi del conte, né la lancia né la spada riuscirono ad infliggere alcun danno alla bestia. Il povero cavaliere si ritrovò costretto a proteggere i propri occhi con la mano e a fuggire via prima che il basilisco completasse la sua mortale azione nei confronti del suo cavallo.
La terribile decisione
Dato che nessun altro sembrava in grado di sconfiggere il basilisco, si giunse, dopo lunghe e accese discussioni, alla terribile decisione di appiccare il fuoco all’intera chiesa, con la creatura intrappolata al suo interno.
All’alba del giorno seguente, tutta Venosa si riunì per aiutare a riempire la chiesa con legna secca, sterpaglia e qualsiasi altra cosa potesse bruciare. La tensione era palpabile. Tutti pregavano chiedendo perdono per l’estremo gesto che stavano per compiere. Fu proprio in quel momento che il fuoco venne appiccato alla piccola chiesa di San Giovanni di Venosa.
All’inizio si vide solo una densa nuvola di fumo, che presto si trasformò in fiamme sempre più alte e violente.
Tutti i residenti di Venosa accorsi intorno alla chiesa furono testimoni dei terribili lamenti, sibili e urla della creatura che stava bruciando. Era un suono così orribile che molti coprirono le orecchie e si inginocchiarono a pregare per la salvezza delle loro anime.
I forti e ripetuti colpi che il basilisco dava contro i muri e la porta della chiesa erano spaventosi. Molte persone temevano che le mura, indebolite dal calore, potessero cedere e lasciare uscire il mostro. L’idea di trovarsi faccia a faccia con la creatura in cerca di vendetta era terribile nessuno sarebbe sopravvissuto al basilisco.

La leggenda narra che solo dopo cinque giorni si ebbe il coraggio di entrare nuovamente nella chiesa. Il fumo era ancora denso e l’odore di bruciato era ancora forte nell’aria, ma finalmente la creatura era stata sconfitta
Le mura della chiesa riuscirono a contenere la forza della creatura, i cui resti furono poi ritrovati ai piedi dell’altare. Nonostante la sua enorme potenza, la bestia non era riuscita a sfondare le solide mura della chiesa. Gli abitanti di Venosa si sentirono sollevati e grati alla divina protezione.
In ricordo dell’episodio, alcune pietre bruciacchiate furono lasciate sul lato destro dell’altare come segno tangibile della battaglia che ebbe luogo. Queste pietre divennero poi un simbolo di speranza e di fede, un promemoria costante della capacità dell’uomo di resistere contro le forze del male.
Oltre la leggenda del drago di Venosa
La storia della sconfitta del basilisco a Venosa divenne presto una leggenda, e fu raccontata in molti modi diversi, ma tutte le versioni avevano in comune il racconto di un evento memorabile, quando gli abitanti della città si unirono per sconfiggere una minaccia pericolosa e apparentemente invincibile.
In ogni caso, il basilisco è diventato uno dei simboli più riconoscibili della città di Venosa, rappresentando non solo la sua storia e il suo patrimonio culturale, ma anche la sua forza e il suo spirito combattivo.
La chiesa di San Giovanni oggi
Visitare la chiesa di San Giovanni in via Garibaldi a Venosa è sicuramente un’esperienza interessante per chi è appassionato di storia e di arte sacra. Le pietre annerite dal fuoco e lasciate come segno della battaglia contro la creatura mitologica sono un simbolo tangibile di una leggenda che ha appassionato molti.
Se entrate nella chiesa fate attenzione e se notate due occhi infuocati, scappate via senza girarvi indietro. Potrebbe essere un basilisco. ;-)
Link al sito del Comune di Venosa
R.