Viaggio in Lucania – 1965

Il film “Viaggio in Lucania“, diretto da Luigi Di Gianni nel 1965, è un documentario che denuncia la difficile situazione economica dei contadini lucani. Nonostante ciò, il film non trascura di mostrare anche esempi della tradizione magica contadina della regione. Le riprese sono state effettuate in diverse località, principalmente a Ruvo del Monte, ma anche a Monticchio, Pisticci e altre zone della Lucania.

Il documentario si apre con una testimonianza dell’allora sindaco di Ruvo del Monte, che sottolinea come la situazione economica dei contadini lucani non si sia evoluta negli ultimi cento anni e sia addirittura peggiorata dopo l’unità d’Italia. Queste considerazioni sono di grande importanza per comprendere la storia della regione.

Maghi lucani o sedicenti tali

Nel documentario vengono poi intervistati una serie di personaggi dal carattere vivace e significativo. Tra di essi anche due maghi.

Il sangue di Cristo – guarire con le parole

Viaggio in Lucania - 1956 - Luigi di Gianni

Durante l’intervista, il primo mago racconta di aver guarito una donna che soffriva di dolori addominali intensi. Poiché la medicina dell’epoca non aveva avuto successo, il marito della donna si rivolge a questo mago, poiché gli era arrivata voce che aveva già aiutato qualcuno con lo stesso problema.

Il mago, seduto nella sua modesta abitazione, spiega come sia riuscito a cacciare via lo spirito maligno dal corpo della donna utilizzando le parole di uno scongiuro.

Tra i passaggi menzionati, si può udire:

“Il sangue di Cristo batte sulla pietra di Cristo,
Il sangue di Cristo batte sulla pietra di Cristo,
sette sacerdoti che comandate il mondo,
fate uscire dalle ossa di questo malato lo spirito maligno”

Lo scongiuro veniva ripetuto più e più volte in modo ossessivo, quasi da mandare in trance sia il mago che l’assistito.

Il mago racconta poi al regista di Gianni che dopo il suo intervento la donna è andata di corpo più e più volte guarendo completamente dalla sua malattia.

Il mago che “Sfascina”

Durante l’intervista del secondo mago invece si parla dell’abilità nel rimuovere l'”affascinatura” o “la presa ad occhio”.

Viaggio in Lucania - 1965 - Luigi di Gianni

Questo mago, in piedi nella sua modesta abitazione, spiega al regista come affronta e cura il problema. Come prima cosa chiede al malcapitato di raccontargli come ha subito questa “presa ad occhio“. Poi procede con un rimedio basato su gesti simbolici e la ripetizione di formule verbali, che vengono pronunciati anche qui in modo ossessivo.

Per tre volte il mago accarezza il profilo della spalla sinistra della persona ripetendo:
“Benedico” “Benedico” “Benedico”

Poi traccia dei segni –probabilmente la croce– sempre dietro la sua spalla sinistra dicendo:
“Occhio e contro-occhio rompo lo sguardo con tutto l’occhio”. Anche questa frase deve essere ripetuta per tre volte.

Successivamente ripete ancora tre volte il gesto della carezza e del “Benedico“.

Infine dice la frase finale: “Rompi il malocchio a tutti”.

Tutta la procedura deve essere compiuta in numero dispari: 3-3-1 — 3-3-1 — 3-3-1 = per un totale di 21 ripetizioni.
In caso non venga rispettata questa pratica la “sfascinatura” non funzionerà.

La miseria oltre la magia

In questo documentario non si parla solo di magia ma racconta anche la vita di tutti i giorni intervistando anche altre figure, come un barbiere socialista che espone un grande quadro di Matteotti nel suo negozio e che difende con passione le sue posizioni politiche, criticando la difficile situazione dell’epoca.

Altre persone invece parleranno dell’illusione del progresso dell’agricoltura, evidenziando come ad esempio le nuove case costruite per i contadini non possono essere abitate per via del loro elevato costo e della scarsa rendita dei terreni lucani.

Viaggio in Lucania - 1965 - Luigi di Gianni

Tra le molte testimonianze, l’autore racconta di “Micuccio“, un bambino poverissimo di solo tre anni “che indossa dei calzoncini con un grosso buco davanti ed uno dietro“. Questa immagine rappresenta in modo tangibile la miseria e la difficoltà della vita in quegli anni, dice Di Gianni.

Micuccio” diventerà poi grande amico del registra e grazie all’aiuto economico di un parroco riuscirà addirittura a laurearsi, sostenendo gli studi lavorando come operaio.

L’industria degli anni 60 salverà la Basilicata ?

La parte finale del documentario è di estrema importanza, poiché si occupa della crisi della condizione contadina e della necessità di trovare nuove fonti di lavoro. Molti contadini troveranno impiego nelle nuove industrie che sono sorte dopo la scoperta del metano.

Il regista documenta, con le sue immagini, l’uscita degli operai al termine del turno. Queste persone – dice l’autore – non sembrano affatto quelle che si vedono nelle grandi industrie del nord, ma sembrano ancora dei contadini che, dopo una faticosa giornata nei campi, stanno tornando a casa.

Ci si chiedeva: l’industria chimica salverà la Lucania?

Oggi possiamo affermare che la risposta è no. L’industria chimica sorta in quel periodo non solo non ha portato i benefici sperati, ma ha anche causato un inquinamento quasi irreversibile del nostro territorio e una diffusione di malattie gravi.

L’immagine degli operai, che non erano a conoscenza dei pericoli del loro lavoro, rappresenta bene l’illusione e la precarietà lavorativa dell’epoca, che forse affligge la nostra fragile economia ancora oggi.

Per poter vedere il documentario, basta andare sul sito di Rai Play a questo indirizzo:
https://www.raiplay.it/video/2022/01/Viaggio-in-Lucania-dd0ef17b-92a5-45ca-b2b2-884376fd66bb.html

R.

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Sian pur meravigliose le leggende, vere il poeta con arte le rende. -- GOETHE
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